É un'esperienza che, se hai vent'anni, devi fare.
Io non la conoscevo fino al 1994 (ne avevo 22) quando, progettando le vacanze estive, saltò fuori questa idea di viaggiare in treno in Europa.
Dal mio diario: Per le vacanze estive, abbiamo pensato di fare l'InterRail e di fermarci in Spagna e Portogallo. Questo perché così puoi vedere sia l'interno che la costa: il mare, le città e le Ande. Poi è anche la soluzione migliore perché il biglietto lo puoi fare anche il giorno prima di partire, e noi non sappiamo se andiamo in vacanza, visto e considerato che, se si piazzano bene ai concorsi, A e M potrebbero cominciare a lavorare in luglio. Bhe, se si fa è grandioso, e io non vedo l'ora. Poi, con le ragazze, è troppo mitiko. E poi la Spagna mi ha sempre attirato molto: se potessi partire ora come ora, abbandonando tutto per un po', andrei in Spagna.
Il bello di quando sei giovane è che non sei realista: progetti le vacanze e non ti preoccupi affatto se avrai soldi e cosa andrai a fare e dove alloggerai...in più, credi di poter star via quindici giorni e vedere due nazioni intere!!!
A parte questo, l'Interrail, per chi è ventenne, è il top. Quando andai io (in realtà il viaggio in Spagna lo facemmo nel 1995 e due anni dopo in Olanda) c'era un limite di età, che oggi (ma non ne sono sicura) è superato. Ora però capisco perché a partire dai 30-40 anni non lo puoi più fare (o, almeno, io): inizi ad amare le comodità e a volere una doccia e un letto comodo sicuri, dopo una giornata di visite.
Si compra dunque un carnet di biglietti ferroviari per un determinato Paese (o anche più di uno) che vale un determinato lasso di tempo e si può andare praticamente ovunque. Fermarsi in una località qualche giorno oppure viaggiare di notte e visitare di giorno... l'itinerario e cosa fare si può decidere prima oppure sul posto. Zaino in spalla e via, alla scoperta dell'Europa.
Bellissimo e avventuroso, certo, ma ci sono dei "ma".
Nella valigia ovviamente devi inserire ogni cosa che ti possa servire e portarsela sulle spalle è faticoso.
Non sai dove andare a dormire e a volte la ricerca non è facile: ok che praticamente ti accontenti di un letto (e soprattutto di un bagno) in hotel che vanno da zero a cinque stelle così come camerate di ostelli con emeriti sconosciuti, ma può capitare che ti ritrovi fuori da una cabina telefonica di notte mentre chi è dentro (il più esperto del gruppo nella lingua, o semplicemente quello che sembrano capire di più) chiama chiunque offra un letto o anche un pavimento al coperto, a qualsiasi prezzo.
Il lavarsi il più delle volte è un optional: non sempre riesci a fare una doccia come si deve quindi finisci per considerare "pulizia" lo sciacquarti la faccia alle fontanelle, l'immersione dei piedi nelle pozze di acqua piovana e l'immergerti in mare. E, quando torni a casa, i vestiti sono sporchi e appiccicosi e tu puzzi peggio di loro.
Ma sono le vacanze più divertenti e favolose che io ricordi!!!
Spagna, 1995
L'inizio viaggio è stato pazzesco: non si trovavano biglietti InterRail e così da Reggio Emilia abbiamo preso un treno per Bologna (senza riuscire ad avvisare casa del cambio di meta) il giorno prima solo per riuscire a partire. (Cose che solo a vent'anni fai).
Prima tappa: Barcellona. L'ho amata subito: sono scesa dal treno e ho pensato: "Potrei vivere qui tutta la vita". Mi è piaciuta per la pazzia: la Sagrada Familia, Casa Battlò, Casa Milà, il Parco Guell... sono luoghi unici al mondo per la loro stranezza. Così come lo è La Rambla, praticamente un unico grande bar di sangria e tapas (che sono gratis dalle 21 alle 22, ma noi siamo riuscite a farcele offrire anche fuori orario) a cielo aperto.
Madrid invece è molto più "capitale" e l'ho trovata più seria. O forse ero solo stanca dal troppo camminare: al Tempio Egiziano mi sono pure tolta le scarpe e bagnata i piedi nella fontana! Ma a farmi dimenticare tutto è stata la Plaza de Toros. Non ho mai visto una corrida eppure lì dentro respiri proprio l'aria dei tori e dei toreri, al punto che ti sembra di percepire l'odore del loro sangue e ti senti immediatamente Hemingway che assisteva frequentemente a questi spettacoli.
Avila l'abbiamo scelta come meta intermedia. Un paesino d'impronta medievale, caratteristico, ma niente di che. Io però lo ricorderò per sempre perché, appena messi i piedi fuori dal treno, abbiamo cercato un ostello e, chiedendolo alla polizia locale, si sono offerti di scortarci. Non ti dico la faccia degli abitanti quando hanno visto questo gruppo di persone anche un po' sporche e maleodoranti scendere dalla macchina della polizia: avranno pensato che eravamo malviventi di sicuro!! Ho anche un altro ricordo legato ad Avila, sempre in quell'ostello, quando a sera tarda abbiamo notato un pipistrello gigante appeso a testa in giù in corridoio... siamo scappate subito in stanza per paura che ci facesse la pipì sulla testa e perdessimo i capelli!! (Non so se questa cosa abbia un reale riscontro scientifico, ma, nel dubbio, ci siamo chiuse a doppia mandata).
Ultime tappe: Segovia, Pamplona & San Sebastian. Anche qui ho lasciato un pezzo del mio cuore. Ecco, se a Madrid ho sentito aria di Hemingway, qui l'ho proprio visto, sia sotto forma di monumento, sia ammirando coi miei occhi ciò che avevo letto nei suoi libri. Non ero lì per la Festa di San Firmino ma ho visto delle foto impressionanti... al punto che, quando abbiamo scorto un cartello con scritto "toros de fuego", ci siamo affrettate a chiedere in giro se fosse una corrida all'aperto coi tori infiammati e invece abbiamo scoperto essere fuochi d'artificio. Stupendi, tra l'altro.
Amsterdam, 1997
L'idea qui era quella di andare a trovare un amico che stava facendo un Erasmus a Enschede. Costava tutto troppo caro, così abbiamo pensato di fare un biglietto InterRail anche se in realtà saremmo andati solo in quella città universitaria e ad Amsterdam (erano le vacanze di Pasqua, non potevamo permetterci altro tempo).
Ad Amsterdam abbiamo trovato posto in un ostello proprio sopra al Bulldog ed è stato surreale perché facevamo colazione nel coffee shop sottostante che ancora aveva i profumi di cannabis e di alcol dei bagordi della sera prima appena terminati.
Ovviamente sono andata anche all'Hard Rock Cafè, che invece non aveva niente di speciale, a parte le firme dei personaggi famosi. Era un bar con ottima birra e tavolini all'aperto.
Tra l'altro eravamo in città il 30 aprile, ovvero il compleanno della Regina. Ciò significa che per un giorno intero le strade erano piene di gente che ballava a dei rave party improvvisati. I casi erano due: o mettersi a letto con robusti tappi per le orecchie o scendere e farsi guidare dall'istinto. Anche se era facile capitare in mezzo a una rissa o perdersi. E allora non c'erano i cellulari!! Non importava: avevamo vent'anni e volevamo divertirci, così siamo saltati da una parte all'altra continuando ad abbuffarci di waffle con panna e frutta e kassouflé al formaggio.
Abbiamo fatto bene: Amsterdam è una città da vivere anche e soprattutto per le sue trasgressioni!!