Ho sempre cercato delle muse... bambine, ragazzine, donne, a cui ispirarmi. Fin da piccola.
A fine anni '70 e inizio anni '80 non c'erano i cellulari, quindi non si potevano prendere a ispirazione donne in carne e ossa. Non c'erano neanche molte storie raccontate di donne, a dir la verità.
Anche i cartoni animati, erano per lo più di supereroi: Goldrake, Mazinga, Jeeg Robot... tutti esseri potenti, coraggiosi, fatti di acciaio, che sparavano, volavano, usavano macchine futuristiche e tecnologiche.
Ma qualche ragazzina c'era.
Qualcuna che prendeva con coraggio ogni cosa le capitasse.
"Heidi", per esempio. La zia la lascia a casa del nonno (che ha la fama di vecchio burbero e insofferente nei confronti della gente) e lei lo ammansisce con la sue domande, la sua testardaggine e la sua curiosità. Diventa amica del cane Nebbia, delle caprette e del pastore Peter, parla con gli alberi e adotta gli uccellini. Anche quando viene portata a Francoforte e lasciata a far compagnia a Clara sotto la sorveglianza della terribile Signorina Rottenmeier, Heidi ci prova... cerca di ambientarsi, di ritrovare casa nelle piccole cose, di godere dei momenti allegri.
Lei è stata la prima a cui mi sono affezionata. Perché la sua vita era semplice e amava le cose semplici. Perché aveva un forte senso della giustizia e del bello. Le bastava correre per i prati, bere il latte e mangiare il formaggio per essere felice.
"Anna dai capelli rossi" è altrettanto sfortunata. Anche lei orfana, viene adottata dai fratelli Matthew e Marilla Cuthbert, che però inizialmente volevano un ragazzo, ma li convince grazie alla sua storia, alla sua tenacia, alla sua immaginazione. Crescendo, diventa più matura, riflessiva e responsabile e corregge molti "spigoli" che da piccola la rendevano imprevedibile.
Anna è stata quella che mi ha insegnato a usare la fantasia e a "farmi i film", ovvero trasformare in bellezza ogni evento della vita e a sperare sempre che accadano cose da favola. Amavo come lei leggere le storie. Mi ci vestii anche, come lei, da Carnevale, coi capelli preparati dalla nonna usando della lana e un vestito fatto su misura.
"Candy Candy" è un'altra orfana. Cresce alla Casa di Pony, allevata da Miss Pony e Suor Maria. Poi viene adottata, prima dai terribili Legan e poi dai ricchi Andrew, ma lei non ce la fa a rimanere chiusa e intrappolata nelle regole, per cui si muove tra l'America e l'Europa in cerca del suo futuro.
Candy era perfetta per noi bambine in cerca di ispirazione: ci ha insegnato come sopravvivere senza genitori, con una migliore amica che ti volta le spalle, con uno pseudofidanzato che non vedi mai e con una nemica che ritrovi ovunque vai e ti metterà sempre nei casini. Ma noi amavamo Candy perché ogni volta si asciugava le lacrime e andava avanti. Ripartiva dalla casa di Pony e da quella collina prendeva decisioni sulla sua vita. Diventava un'amica migliore. Imparava dai suoi errori. faceva il meglio possibile. A suon di: "Sei più bella quando ridi che quando piangi". Purtroppo, a causa di una diatriba legale tra le due autrici del manga, il cartone animato non viene più replicato (a differenza degli altri due che riguardo sempre con piacere). Ma ho trovato per puro caso un paio di dvd con alcune fra le immagini più belle e posseggo i giornalini, (e mi piacevano anche le rubriche dove trovavi di tutto - forse è da lì che ho preso ispirazione per questo sito), la bambola, i quaderni, il diario e i manuali.
Tutte e tre mi hanno dato qualcosa che poi ho applicato nella vita reale.
- A non piangere troppo sui problemi ma a cercare subito una soluzione
- A tenere coloro che muoiono nei ricordi e a pensare che ci sono altre persone che vivono e ci vogliono bene e meritano il nostro affetto.
- A ritornare a "casa", intesa sia come persone che come affetti, per riscoprire cosa conta davvero per me e chi sono (perché spesso gli eventi della vita ti portano in posti e da persone che ti trasformano)
- A darmi da fare quando mi sento inadeguata, anziché mollare la spugna
- A stare vicino agli amici e alle amiche... sempre...
Le riconosci subito, le donne che sono cresciute con Heidi, Anna e Candy... tutte o anche una sola di loro. Perché in fondo, nel loro animo, sono come te.
Ps: Mi rendo conto solo ora però che non solo le mie amate, ma anche supereroi come Batman e Superman hanno un passato da orfani. Ed è probabilmente quello il “segreto” che li rende tanto speciali: hanno dovuto farcela con le proprie forze e hanno bisogno di risposte, per cui si muovono nel mondo con più determinazione e, desiderando l’affetto che è loro mancato, hanno la tendenza a crearsi un nugolo di amici e amiche che diventano la loro famiglia. Inoltre, narrativamente parlando, non avere un passato permette a questi personaggi di guardare solo avanti e di dare più importanza al proprio futuro.
Consigli e approfondimenti
"UFO robot Goldrake", 1975, basato sul manga di Go Nagai, prodotto da Toei Animation
"Il grande Mazinga", 1974, ideata dai Go Nagai
"Jeeg robot d'acciaio", 1975, ideata da Go Nagai
"Heidi", 1974, prodotta dallo studio Zuiyo Eizo, basata sul romanzo scritto nel 1880 da Johanna Spyri
"Anna dai capelli rossi", 1979, diretto e sceneggiato da Isao Takahata, da un adattamento dell'omonimo romanzo di Lucy Maud Montgomery
"Chiamatemi Anna" ("Anne with an "E"), serie tv del 2017-2019, ideato da Moira Walley-Beckett, con AmyBeth McNulty
"Candy Candy", 1975, scritto da Kyoko Mizuki e disegnato da Yomiko Yagarashi, prodotto da Toei Animation
"Batman", 1939, ideato da Bill Finger e Bob Kane, DC Comics
"Superman", 1933, ideato da Jerry Siegel e Joe Shuster, DC Comics