Le ricerche sui siti per capirne il significato sono aumentate del 1740% in un solo anno (il 2022).
Gaslighting significa “atto o pratica di fuorviare qualcuno, di mettere in dubbio il suo senso della realtà a proprio vantaggio facendogli credere che il suo sentire e le sue reazioni sono sbagliate”.
Praticare gaslighting è una manipolazione psicologica perché chi ne è vittima nel lungo termine non saprà più capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, si sentirà completamente fuori di testa e non crederà più ai propri pensieri e ricordi. In pratica, perderà l’autostima.
Il termine deriva dal titolo di un’opera teatrale da cui è stato tratto un film (che in italiano invece si chiama “Angoscia”, per rendere la sensazione della protagonista). Paula è una soprano che va a vivere col marito Gregory, sposato pochissimo tempo dopo averlo conosciuto. L’uomo le impedisce di incontrare i vicini in sua assenza. Fa credere alla servitù (a cui fa molti complimenti) che è una donna molto malata (e lei si sente disprezzata). Continua a dirle che ha poca memoria e che perde le cose in giro… o addirittura che le sposta e non se ne rende conto. Paula vede anche la luce in casa diminuire o aumentare senza motivo (il “gaslighting” appunto: la sensazione di vedere la sua vita sempre meno chiaramente). E questa è per lei la prova finale che sta diventando pazza. Fino a che capisce di essere manipolata dal marito…
Un altro esempio cinematografico è in un classico dell’horror: “Rosemary's baby”. Guy e Rosemary Woodhouse comprano un appartamento a New York. Lei rimane incinta e qualcosa di strano inizia ad accadere… Al di là della vicenda demoniaca e della setta satanica, il comportamento di Rosemary, che tanto terrorizza gli spettatori, è un esempio lampante di gaslighting: le viene spesso detto che è troppo suscettibile e isterica, le viene impedito di vedere altri dottori, le amiche vengono chiamate “luride puttane e idiote” ed è controllata a vista da praticamente tutto il vicinato.
La sensazione che si prova quando si è vittime di questa manipolazione è dunque terribile perché non si ha più il controllo della propria vita. Chi la pratica probabilmente deve avere qualcosa di sadico nell'animo, per poter godere nel vedere una persona che si ha vicino essere sempre più debole.
Fondamentalmente è anch'esso un esempio di violenza di genere perché ciò che si sta cercando è il potere... è avere una persona sotto il proprio controllo, in modo che non decida un abbandono o un avanzamento di carriera in cui il manipolatore non è coinvolto.
Per accorgersene bisogna essere informati. Facciamo dunque suonare dei campanelli d'allarme quando sentiamo parole come "Forse non dovresti più frequentare quelle persone", oppure "Prendi tutto nel modo sbagliato" oppure "Non ti ho mai detto qualcosa del genere" oppure "Certo che mi hai detto questa cosa"... anche, e soprattutto, quando abbiamo la certezza che non avremmo mai accettato quel comportamento oppure che il posto dove ci stanno portando non è affatto dove vorremmo essere.
Ed è anche importante confidarsi con amici e amiche o parenti. La manipolazione può essere molto sottile e subdola per cui ci vuole una rete di fiducia che ci conosce e sa come siamo e cosa vogliamo davvero.
Le luci della nostra vita devono rimanere accese.... finché non saremo noi a spegnerle.
Le riflessioni di questo post sono state ispirate anche dalla visione di
"Angoscia", opera teatrale del 1938 di Patrick Hamilton & film del 1944 di George Cukor
"Rosemary's baby", film del 1968 di Roman Polanski