Perdere una persona che ami è una delle prove più terribili che la vita ti mette davanti.
Specie se è una persona con cui pensavi di condividere tutta la vita: una madre, un padre, un fratello, una sorella, un marito, una moglie, un amicə, un fidanzat∂.
Lo schock iniziale è indescrivibile. Ti vedi crollare il mondo letteralmente davanti agli occhi. Piangi e guardi le foto e pensi: "Non è possibile che queste sono le ultime. Che non ci saranno più momenti insieme di felicità, di libertà, di amore. Che non ci abbracceremo più. Che non mi arriverà più un messaggio o una telefonata".
Poi c'è il funerale. Con persone a cui stringi la mano, che abbracci. che ascolti, con cui parli. Tante. Ti senti sostenut∂. Trovi affetto nelle persone dove sai di trovarlo e anche in alcune dove non pensavi di trovarlo. Vedi chi non c'è più negli occhi di chiunque ti guardi. E capisci immediatamente che tipo di ricordo ha lasciato loro di se stess∂. E capisci immediatamente che tipo di immagine di te ha lasciato in loro.
...e questa è la parte "facile"!!! Perché, una volta terminati i giorni del lutto, inizia quella difficile… quella dove ci vuole coraggio, perché si è soli in mezzo al buio.
In questo buio, tutte le fasi dell’elaborazione arrivano in modo disordinato, quindi non sai mai se sei quasi alla fine o se non sei mai uscitə dalle prime. Perciò fai tutto ciò che ti serve per arrivare a fine giornata: piangi o ti arrabbi o guardi una foto o leggi un messaggio o ascolti un vocale o una canzone (viva la tecnologia, vorrei dire).
In questo buio, le prime luci che si accendono portano scritte parole come “Ora bevo ogni sera fino a stordirmi” oppure “Ora mi sdraio e non mi rialzo finché non ho finito le lacrime” oppure “Ora mi siedo al cimitero su quella seggiolina di plastica davanti alla sua tomba e non mi muovo”. Ma sono finte luci, che non ti porteranno da nessuna parte se non dentro un buio peggiore da cui non riemergerai.
Scacci dunque ogni pensiero di tua morte imminente per il dolore e tieni una sola cosa ferma dentro di te: “Non voglio che se ne vada. Non voglio ridurre la sua presenza a un vago ricordo. Voglio che entri dentro di me…che faccia parte del mio essere… perché l’ho amatə troppo e voglio davvero che sia con me per tutta la mia vita… come sarebbe accaduto se non fosse mortə”.
Questo pensiero rende il tuo cammino deciso ma impervio. Perché è come creare una vita nuova… Per farti capire: è come se a un certo punto nella linea temporale ci fosse stata una deviazione e la vita non può continuare come prima, perché tutto è diverso.
Ecco, tu sei in una vita alternativa e la persona che eri prima non c’è più. Ora sei una persona che ha vissuto un trauma e lo porta dentro di sé. Per sempre. E devi imparare a conviverci.
Il che non è necessariamente sinonimo, come molt3 pensano, di un'esistenza triste e sprecata… è semplicemente che dove c’erano pagine che avevi già scritto nella tua immaginazione ora ci sono pagine bianche… e devi riempirle… con una vita in cui onori chi non c’è più. Tenendolə nel tuo cuore come consiglierə, fonte di autostima e di coraggio.
Quanto al resto, si tratta di ridirezionare tutto… A volte devi fare un passo indietro per poterne fare uno avanti. Quindi ricominci. Osservi, ma da un altro punto di vista, quello nuovo…
All’inizio è un caos anche per te quindi le persone che ti stanno al fianco saranno disorientate quasi non riconoscendoti più, ma, come sempre accade davanti ai grandi cambiamenti, ormai la tua direzione è presa e se sei convintə tu, chi ti vuole bene capirà… o può accomodarsi altrove, dove si sente più a suo agio.
Ho infatti notato che la parola “morte” crea più imbarazzo di qualsiasi altra…e che quando la pronunci accade spesso che, anziché esserne consolatə, devi tu togliere dall’imbarazzo chi l’ha ascoltata, facendo una battuta, cambiando discorso velocemente e smettendo all'istante di confidarti. Oppure nemmeno la dici e parli come se la persona che è morta non sia mai esistita e non costituisca una parte così grossa di te.... É come nascondere un elefante dietro un filo d'erba e quello che accade è che alcun3 capiscono il tuo tentativo ma lo giudicano inutile perché è tutto chiarissimo (e ti tengono costantemente d'occhio, in silenzio o più palesemente - e sono le persone che davvero ti vogliono bene)... altr3 davvero non lo vedono!
E dirla, quella parola, è spaventoso. È spaventoso raccontare cosa si prova e cosa c’è nel buio in cui hai guardato… non vorresti ci guardasse nessunə, glielo vuoi risparmiare. E così facendo la morte diventa qualcosa di cui non parlare mai.
Ecco, oggi, proprio oggi (e chi mi conosce sa che non è una data a caso) ho deciso invece di parlartene. Perché a me fa bene scriverne. E a te fa bene leggerne.