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Frequento dentisti dalle elementari.

Ovviamente non per amore.

Anzi.

Ho sempre pensato che entrare in quello studio sia piuttosto spaventoso. (Se sei dentista non penso di raccontarti niente che tu non sappia già e mi scuso fin d'ora per la terminologia non tecnica)

Sicuramente a causa dei trapani. Ora che le anestesie (che a volte ti lasciano le labbra completamente morte e manco riesci a bere con decenza senza sbavare) vengono regolarmente praticate, è quel ronzio che urta davvero i nervi. In alcuni casi è simile a una zanzara fastidiosa che ti vola attorno alle orecchie nel mezzo di un’afosa notte d’estate, in altri è come un trattore che procede lentamente in autostrada quando hai fretta di arrivare.

E dell'uncino. Non appena il trapano smette il suo lavoro, arriva lui. Che va in cerca di tesori, proprio come il celebre Capitano di Peter Pan nei romanzi di J.M. Barrie. Ma, anziché oro e pietre preziose, va a scovare “il fantasma delle cene passate” e tu ti aspetti che possa estrarre ciò che hai mangiato a Natale o quella volta che non avevi avuto voglia di lavarti i denti perché la stanchezza era troppa e tanto-cosa-vuoi-che-succeda. L’uncino non perdona.

… E questa è la normale amministrazione tipo igiene e otturazioni!!! 

Ma in decenni di frequentazione di studi dentistici ho visto ben altro…

Uno su tutti, l’apparecchio. Sì perché, alle elementari, ho scoperto, dopo aver curato delle comunissime carie, che spingevo la lingua contro i denti e quindi dovevo bloccarla o quelli si sarebbero spostati troppo avanti. Perciò ho dovuto indossare l’apparecchio che ho sempre chiamato “Mazinga” perché sembrava proprio la bocca del celebre robot ideato da Gō Nagai. E io mi divertivo a imitare i suoi stessi poteri sputando la qualunque attraverso quelle sbarre. O facevo così o lo sventolavo davanti ai volti atterriti quando lo toglievo per mangiare. Oh, dovevo pur difendermi da chi mi prendeva in giro!!! 

Un altro apparecchio che ho avuto era “l’aeromobile” perché aveva due ali esterne. Ma quello era più comune… eravamo in tanti ad averlo e dividevamo il divertimento muovendoci come una squadriglia… 

Condividevamo tra l’altro anche l’odio per la "pastella". Che non è quella copertura super croccante e golosa creata apposta per i fritti, ma una roba tipo cemento (di colore rosa per renderla più carina) che serviva a prenderti l’impronta. Prima arrivava il misurino in metallo freddissimo, poi era riempito di pastella e tu aprivi la bocca il più possibile e vi lasciavi l’orma dei tuoi denti. Respirare era molto difficile e anche se lo facevi era “muro” l’aroma che sentivi… da conati, a volte. 

Non metto apparecchi da molti anni quindi spero che abbiano cambiato formula, rendendo la pastella più accettabile. So per certo che hanno cambiato il sapore del colluttorio, che un tempo era più simile all’alcol etilico che alla menta… e che si sono riforniti di molti fazzolettini di carta: quando ero piccola, dovevi portarlo di stoffa da casa e se lo dimenticavi ti riempivi di sputi la mano.

Non ti racconto delle esperienze coi vari dentisti perché ogni persona ha le proprie… ci sono quelli bravi e i “macellai scannatori”, come in tutte le professioni.

Però ancora li frequento.

Per la “normale amministrazione".

Ma so che, avendo superato gli “anta” da un pezzo, potrebbe avvicinarsi sempre di più il giorno in cui mi diranno che è ora della dentiera….

… e io la userò per sputarci la qualunque… come Mazinga!!!