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Oggi le donne non vogliono più un cerotto sulla bocca, come in un vecchio sketch di Lucille Ball in "Lucy e io".

Perché non vogliono più accettare il mansplaining o, come l’aveva definito Michela Murgia, minchiarimento.

Si tratta di questo tipo di situazione:

Una donna sta parlando. Un uomo interviene e, sia facendo un “educato” cenno con la mano sia semplicemente iniziando a parlare, la interrompe e spiega “ciò che lei voleva dire”.

Poco importa che quella donna sappia esattamente cosa intende dire (e molto probabilmente ne ha anche le competenze), quell’uomo si è ritenuto in dovere di ricordarle che deve stare al posto perché il suo parere poco conta.

A raccontare per prima questa situazione, per mostrare quanto fosse comune e che niente avesse a che fare con la parità di genere, è stata Rebecca Solnit, che ha appunto coniato il termine “mansplaining” in un post del suo blog, poi ripreso dal “Los Angeles Times”.

E chi le obiettava che anche le donne interrompono chi sta parlando ha risposto: “Sono convinta che anche le donne spieghino le cose in modo altezzoso, anche agli uomini. Questo però non è indicativo di un’enorme disparità di potere che assume forme anche molto più sinistre, o del modello diffuso secondo il quale il genere opera nella nostra società”.

Pensa un attimo all’ambito professionale. A quando, per esempio, una dottoressa sta illustrando il risultato di una ricerca e un uomo, suo pari o superiore, interviene dicendo “Va bene signorina, adesso continuo io”. Ecco, questa è una delle “forme sinistre” di cui parlava Solnit, perché non solo c’è mansplaining, ma la qualifica della donna viene completamente azzerata ed è fatta passare per una che era per caso in quella stanza ed è intervenuta a sproposito. Oppure hai notato che gli uomini vengono intervistati per parlare di tutto mentre le donne o sono esperte o sono zittite? (a volte accade pure se a condurre l’intervista è una donna!!)

Ma c'è di peggio.

Ritorniamo alla situazione di partenza. Nel momento in cui la donna rinuncia a zittirsi ma ribatte esponendo le proprie competenze e conoscenze, l’uomo che l’ha interrotta le dice che ha frainteso le sue intenzioni e che la sta prendendo nel modo sbagliato. Il mansplaining quindi la fa sentire non solo poco professionale, ma anche pazza. Se non troppo giovane o troppo vecchia per parlare (le donne infatti non sono mai della giusta età per esprimere un'opinione competente ed essere prese sul serio). 

Una situazione che quindi sembrava “normale” in realtà era l’ennesima volontà di sminuire una donna, in tutti i modi possibili...si è trasformata in una lotta di potere per riportarla nella posizione di inferiorità in cui la storia l’ha collocata fin dall’alba dei tempi. Usando frasi come:

“Stai zitta”

- “Ormai siete dappertutto”

- “Come hai detto che ti chiami?”

- “Brava e pure mamma!”

- “Spaventi gli uomini”

- “Le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne”

- “Io non sono maschilista”

- “Sei una donna con le palle”

- “Adesso ti spiego”

- “Era solo un complimento”

- “Sono solo parole”.

Michela Murgia le ha analizzate in un libro uscito nel 2021 e, se sei donna, fai pure il conto di quante te ne sei sentita dire (io tutte, tranne quella della mamma, ma solo perché non ho figli, immagino) e di solito rimango a bocca aperta, basita per tanta supponenza, quindi quel libro l'ho comprato e ho fatto bene perché Murgia dà anche qualche esempio su come reagire.

Quelle frasi hanno tutte un unico sottotesto: “Adesso basta rompere i coglioni, le vostre nonne potevano aver ragione, ma ora le battaglie devono cessare, perché la guerra tra i sessi è pretestuosa quando si è raggiunta la parità. Anzi, in certi ambiti occorre ristabilire le quote azzurre” In altre parole: ho il mio privilegio e me lo tengo: sia mai che mi metto a confronto con le donne e perdo.

E invece io credo che la battaglia inizi proprio dalle parole: dal mettere più rispetto nelle frasi e togliere il “si è sempre detto così”, “a me l’hanno insegnata in questo modo”, “il mondo è proprio cambiato e non riesco a stargli dietro”, “i problemi sono ben altri”.

Sono scuse quindi tu inizia proprio a non accettare il “Stai zitta” (e a non dirlo) e tutte quelle frasi in cui ti viene comunicato unicamente che non hai il potere in mano e chi lo ha se lo vuole tenere, a qualunque costo. 

Togliti il cerotto dalla bocca. Riprenditi il tuo potere.

 

Bibliografia

Michela Murgia "Stai zitta (e altre nove frasi che non vogliamo sentire più)", 2021, Einaudi